Introduzione
Un Archetipo è un’immagine psico-fisica che ci rappresenta nella nostra interezza. Come per tutte le cose però, è difficile che una sola immagine possa arrivare a definirci in dettaglio, nelle nostre diverse piccole sfumature: pensate anche allo zodiaco, il nostro segno principale ha un ascendente, poi c’è il domicilio di ciascun pianeta nelle diverse costellazioni, che ci dà indizi sulle caratteristiche mentali, di approccio ai sentimenti, alla famiglia, alla carriera, eccetera.
Con gli Archetipi funziona in modo analogo. Dentro di noi albergano tutti gli Archetipi Divini: immaginate le Divinità, tutte sedute al grande concilio, ciascuno con il proprio posto e la possibilità di parlare e convincere gli altri. In ogni persona la forza di ciascun Dio o Dea è diversa; la loro influenza può essere estrinseca o intrinseca: un Archetipo può quindi esprimere il proprio influsso in modo cosciente, riscontrabile e razionalizzabile, o diversamente manifestarsi più indirettamente, attraverso l’inconscio (con in mezzo tutte le sfumature variegate del semiconscio).
Ciascun Archetipo, poi, può occuparsi nel nostro concilio personale di un ambito particolare: può essere autoctono – originario del nostro intimo -, oppure sistemico, proveniente cioè dall’esterno, da sistemi più grandi di noi dei quali siamo parte. Infine, a ogni singolo Dio o Dea può essere affidata, in maniera più o meno conscia, una data parte della propria esistenza (lavoro, famiglia, amore, vita sociale…).
Tutti seduti quindi al grande tavolo divino dentro di noi: ma tra essi, chi governa veramente? In che modo esercita il proprio influsso, e in virtù di quale provenienza? Ecco come esploriamo il nostro personale metatipo attraverso la Carta Archetipica.
Composizione della Carta Archetipica
La Carta Archetipica è composta da due triangoli. Il primo, tracciato in colore scuro, rappresentante gli Archetipi autoctoni, le tre “Stelle Polari” sotto le quali siamo nati e che hanno dato un’impronta di base alla nostra persona: sono l’Archetipo Princeps (P), il vero sovrano del nostro concilio, l’Archetipo Ascendente (A), cioè il secondo in comando, e infine l’Archetipo Animus/Anima (A/A), ossia la forma che assume la nostra parte femminile (Anima) se siamo nati uomini, o la nostra parte maschile (Animus) se siamo nati donne.
Il secondo triangolo, tracciato in bianco, rappresenta invece gli Archetipi delle influenze esterne, che provengono dai macro e micro-sistemi di cui facciamo parte e che ci hanno plasmati (e continuano a plasmarci): essi sono l’Archetipo Tempo (T), che governa l’epoca storica in cui viviamo, l’Archetipo Spazio (S), che ci restituisce l’influenza della terra – e quindi della cultura – in seno alla quale siamo nati, e infine l’Archetipo Loci (L), rappresentante l’influenza dell’ambiente in cui siamo cresciuti, il nostro microcosmo.
L’intersezione dei due triangoli crea uno spazio vuoto centrale, che come l’occhio al centro del ciclone in virtù della sua “presenza-non-presenza” assume un ruolo pivotale nel nostro assetto: è l’Archetipo Ombra (O), colui/colei che domina il nostro inconscio e che esprime la sua influenza dai recessi profondi dell’oscurità della nostra vita.
Analizziamoli nel dettaglio uno alla volta.
P – l’Archetipo Princeps
Il Princeps rappresenta il nostro Archetipo primario, la nostra prima tendenza. È quello le cui caratteristiche sono esaltate, sia in termini fisici che in termini mentali e comportamentali: l’Archetipo emergente con il maggior grado di estrinsecità nel nostro insieme.
Riconoscere il Princeps è in genere semplice; quando non lo è, è perché nella persona in oggetto sussistono delle forze archetipiche contrastanti che hanno velato la primarietà del Princeps. Forti Archetipi Locali, ma anche Archetipi Spaziali peculiari, possono essere i principali fautori di dubbi, soprattutto se il Princeps è poco evidente, come ad esempio per una Estia: un’Estia che cresca in una periferia diffamata e violenta di San Paolo in Brasile, per esempio, potrebbe sviluppare alcune caratteristiche psicofisiche del tutto avulse dal proprio Archetipo base, rendendone difficile l’identificazione. Sono questi i casi in cui uno studio a ritroso del proprio Archetipo Princeps restituisce alla persona degli strumenti di analisi del proprio percorso di vita, mostrando una serie di scelte e possibilità che sono sempre aperte, possono essere esplorate per sviluppare tutta una serie di abilità e competenze, comprendere alcuni passaggi della propria vita e guarire quei rami recisi troppo presto, che non hanno dato frutti importanti e che magari sono fonte di un inconscio rimpianto o un senso di incompletezza.
Quando, viceversa, il Princeps è eccezionalmente evidente, è facile che esso appaia in più posizioni della Carta Archetipica del soggetto, rafforzandone l’influsso. Ad esempio un soggetto Ermes, nato in un periodo storico governato da tale Archetipo, magari cresciuto in una famiglia di mercanti o di girovaghi, troverà l’Archetipo Ermes nelle posizioni di Princeps, Tempo e Loci; questo assicura senza dubbio la presenza di tratti ermetici importanti nell’insieme della persona.
Da notare che l’evidenza o meno dell’Archetipo Princeps in un soggetto non è per forza correlato a una maggiore o minore evoluzione personale: chi incarna il proprio Princeps in modo lampante potrebbe essere preda dello stereotipo, aver quindi ceduto il passo agli aspetti anche deteriori del proprio Archetipo; oppure, al contrario, potrebbe averlo assimilato magnificandone armonicamente gli aspetti e mitigandone gli spigoli, indossandolo quindi con proprietà esso irradierà particolarmente. Come sempre, è la valutazione del rapporto armonia/conflitto all’interno dei tratti psicosomatici del soggetto che mostra la sua qualità di crescita.
Archetipo Princeps e dinamica Gender
Vale la pena dedicare un breve paragrafo a questo argomento. Come è immaginabile, l’Archetipo Princeps rispecchia nella grande maggioranza dei casi il sesso di nascita della persona; un uomo avrà tendenzialmente un Archetipo maschile, una donna uno femminile. Esistono tuttavia delle eccezioni a questo, che si esemplificano nei casi in cui l’identità di genere non coincide con il sesso genetico: sono i casi che possono confluire poi naturalmente nel transgenderismo, la scelta consapevole di passare al sesso opposto a quello di nascita. Anche la medicina e la psicologia oramai hanno evoluto i propri criteri, depennando il transgenderismo dalla lista delle patologie psichiatriche, per cui l’assenza di combaciamento tra sesso fisico e sesso psicologico è ora considerato anche in campo medico un mero elemento di diversità.
Dal punto di vista archetipico questo è evidente: gli Archetipi come forme primigenie non hanno distinzione di sesso; la distinzione nasce nel sistema divino con il primo delineamento degli Dèi olimpi, e da lì l’imprinting biunivoco che hanno avuto sulla società degli uomini. È opportuno ricordare che tra l’altro alcune caratteristiche che noi definiamo “maschili” o “femminili” in realtà non lo sono poi per forza, basti guardare alla determinazione battagliera di Artemide o all’empatia sensuale di Dioniso.
Da qui tutta un’interessante osservazione su come l’identità dei generi si sia cristallizzata nel tempo in modelli rigidi e non rappresentativi della diversità che invece onoriamo con la nostra sfaccettata complessità. La divisione maschile-femminile serve come studio di una tendenza, ma non deve in nessun caso divenire dogmatica. Ecco allora che un soggetto, nato biologicamente in un corpo di un dato sesso, può presentare una tendenza animica interiore estremamente più forte della materia, per cui potrebbe arrivare a sentire il desiderio di modificare il sesso di nascita per poter esprimere appieno l’essenza di cui è portatore.
A – l’Archetipo Ascendente
Laddove il Princeps esprime il nucleo essenziale della persona, l’Ascendente lo declina in alcuni tratti e aspetti che nell’insieme risultano secondari. Dove il Princeps non arriva a gestire le diverse aree della vita, lì interviene l’Ascendente; è come la seconda scelta messa in campo se la prima ha fallito, una “seconda pelle” che spesso si intuisce anche da certune caratteristiche fisiche complementari che nell’insieme del tipo analizzato non tornano.
L’Ascendente può essere maschile o femminile. Tipicamente, essendo la triade di Archetipi autoctoni formata da un Archetipo del proprio sesso (Princeps) e uno del sesso opposto (Animus/Anima), l’Ascendente detta spesso la dominanza di tratti dell’uno o l’altro genere. Come per i trigrammi dell’I-Ching, una primarietà yang mitigata però dallo yin “ammorbidisce” il tipo, viceversa uno yin affiancato da una forte componente yang viene “rafforzato”. Così una donna che si trovi due Archetipi maschili yang nel triangolo autoctono esibirà facilmente spiccati tratti di forza ed esuberanza, spigolosità; un uomo con due Archetipi femminili yin sarà caratterizzato da tratti di morbidezza, empatia, introversione. Un Archetipo già orientati come Artemide ad esempio, che naturalmente tende alla volitività estroversa, affiancato da un Ascendente femminile tipo Estia o Persefone può trovare mitigata la sua natura, laddove con un Ascendente maschile tipo Ares esalterà la sua indole battagliera e fumantina.
L’Ascendente funge anche da “mediatore” tra i diversi Archetipi nella persona: è una sorta di collante dei diversi volti, mostra la qualità dell’amalgama archetipica che una persona indossa. Infine, ne “colora” l’energia, ovverosia tinge la qualità dell’azione del soggetto, il modo in cui egli estrinseca e materializza la propria opera e porta a termine i suoi obiettivi; essendo il secondo in comando, è in genere l’Archetipo adibito alla messa in atto: è il generale in campo, laddove il Princeps è l’Imperatore seduto sul trono.
Conflitto Princeps–Ascendente
Talvolta può capitare di riscontrare soggetti il cui fisico racconta di un Archetipo, mentre le sue caratteristiche psicologiche sembrano vertere decisamente su un altro: ci troviamo plausibilmente in un caso di conflitto tra Archetipo Princeps e Ascendente. Quando ciò accade, l’Ascendente tende a predominare sulla psiche razionale mentre il Princeps sul corpo: si forma così un complesso bizzarro, distonico.
La verità soggiacente è che esiste un blocco in questi casi nell’integrazione mente-corpo; accade spesso nei casi in cui non c’è un’accettazione del proprio fisico, o un giudizio imperante su se stessi che diventa un ostacolo interno invalicabile. Metaforicamente, è il colpo di stato del generale che prende ostaggio l’Imperatore, instaurando un regime di guerra: il Princeps è prigioniero nel corpo, mentre l’Ascendente pretende di dettare linee guida che però mal si adattano al fisico, con conseguente facilità di insorgenza di patologie.
Frequentemente in queste circostanze l’Ascendente si allea con l’Archetipo Loci per avvalorare la propria supremazia: la tesi interiore diventa così un avvaloramento di schemi di giudizio assorbiti dall’ambiente più prossimo. L’esempio più lampante sono certune donne Afrodite, dalle curve abbondanti, che però hanno interiorizzato (anche a causa dell’influsso dell’ambiente esterno) l’idea di essere grasse e non attraenti, reprimendo la propria femminilità e trasformandola in acrimonia e malanimo (facilmente lasciandosi dominare da un Ascendente Era). Soprattutto per questi soggetti, è fondamentale riappropriarsi dei valori del proprio Archetipo Princeps per liberarlo, domando invece l’influsso Ascendente in eccesso.
A/A – l’Archetipo Animus/Anima
Questo Archetipo riflette l’idea junghiana della parte maschile insita nella donna (Animus) e la parte femminile insita nell’uomo (Anima). Alcune delle qualità che ci contraddistinguono sono prese in prestito dal sesso opposto al nostro: sono caratteristiche che ci attivano, a cui rispondiamo osmoticamente quando le riscontriamo nell’altra persona, e che possono essere più o meno estrinseche nel nostro comportamento. Conoscere questo Archetipo ci aiuta a contattare quella parte di noi che abbiamo affidato al genere opposto, che quindi ci attrae inevitabilmente e che per la nostra evoluzione è utile integrare nel nostro insieme complesso. Una volta resi coscienti, Animus e Anima possono diventare alleati estremamente potenti, ci consentono di smettere di delegare ad altri quei compiti che non riteniamo ci appartengano, o imprese che non pensiamo di poter intraprendere, pensieri spesso causati da un’erronea programmazione mentale influenzata dalla società.
Un modo semplice per identificare il nostro Archetipo Animus/Anima è osservare i tipi di uomini/donne da cui siamo puntualmente attratti: il fil rouge che li collega mostra una tendenza archetipica che riflette questo nostro lato interiore.
Un altro modo per rintracciare l’Animus/Anima è osservare il nostro Tema Natale zodiacale. Si è riscontrato che per gli uomini la posizione della Luna dà un’indicazione assai precisa dell’Archetipo Anima afferente; per l’Animus nelle donne, occorre osservare il segno di nascita (talvolta è utile triangolarlo con segno ascendente e posizione di Marte). Per approfondire il discorso Zodiaco e Archetipi, scriveremo presto un articolo apposito.
T – l’Archetipo Tempo
L’Archetipo Tempo è un Macro-Archetipo: influenza intere generazioni, finanche ere; equivale a quello che dalla filosofia tedesca dell’800 è stato definito Zeitgeist, lo Spirito del Tempo. Ogni epoca ha un suo sapore, un suo colore, una sua forma; lo si intuisce dall’osservazione dei fenomeni su larga scala, le invenzioni, i ritrovamenti archeologici, le teorie formulate, le mode e le tendenze, i sentimenti, gli eventi entelechiani che hanno influenzato l’umanità come Entità allargata. Lo Zeitgeist, questo Archetipo Celeste, influenza anche noi come parte del suo insieme, e lo fa per periodi di tempo molto lunghi, un po’ come i pianeti generazionali, o lenti, in Astrologia.
L’Archetipo Tempo che da parecchio ormai domina la società occidentale è Ermes. Viviamo in un mondo in rapido cambiamento, che ha annullato tempo e distanze, si alimenta di virtualità e stimoli mentali immaginifici, sopravvive con la truffaldineria e il raggiro e la parola veloce mentre la sostanza langue; tutto è istantaneo, immediato, col rischio della superficialità e della faciloneria; al contempo però è tutto connesso, in ogni momento, tutto è raggiungibile in tempi sempre minori.
Ecco quindi che Ermes si manifesta nelle Carte Archetipiche di tutte le persone nate in questo periodo storico. L’importanza della sua lettura è trasversale e contingente: trasversale, perché il suo influsso va sommato ad altre potenziali posizioni nella Carta del singolo occupate da Ermes, che vanno a moltiplicarne gli influssi (aumento di stress, iperattività, disturbi dell’attenzione, facilità alla menzogna, ma anche simpatia, loquacità, amore per l’azzardo, avventurosità, curiosità); in quanto alla contingenza, noi che abitiamo il momento non ci accorgiamo bene di quanto Ermes domini il nostro stile di vita, ma se lo paragoniamo già ad esempio a quello dei nostri nonni, che hanno vissuto durante la guerra e il Fascismo – periodo in cui dominava l’Archetipo Gea, la Terra – la differenza ci salta sicuramente più all’occhio. E infatti lo notiamo, questo forte scontro generazionale con coloro che, nati in un altro periodo storico, ancora portano gli strascichi del loro tempo nella nuova epoca, vivendone in pieno i conflitti e le contraddizioni.
S – l’Archetipo Spazio
Giungiamo poi all’Archetipo che attiene all’influenza culturale in senso lato. L’Archetipo Spazio è quello che abita la terra su cui camminiamo, quello che accomuna la nostra nazione come nucleo culturale allargato, l’incarnazione che l’uomo e la donna tipicamente assumono all’interno del popolo natìo di appartenenza. È palese ad esempio che il Giappone abbia come Archetipi Spazio Ade e Persefone (uomini rigidi e dalle emozioni sopite, facili alle perversioni, accanto a donne-bambole trasformiste), laddove invece la Francia vede Persefone e Apollo come coppia regnante, o il Regno Unito che invece è retto da Atena e Poseidone. In quanto all’Italia, siamo un paese governato da Ares ed Era – il che spiega la nostra passione litigiosa, un fuoco di paglia che rapido si quieta, nonché la sovente insofferenza delle mogli italiche verso l’irresponsabilità dei propri mariti.
La ricerca degli Archetipi Spazio passa attraverso una attenta osservazione degli stereotipi e delle tendenze nella cultura di un popolo che nel tempo sono rimasti invariati, fondanti; per l’Italia, il modello della matrona padrona di casa e dell’uomo militante (fosse egli intellettuale o centurione) è iscritto nel nostro DNA sin dall’epoca romana, che è stata l’epoca culmine del nostro paese. Ciò non vuol dire ovviamente che in Italia ogni donna sia una Era e ogni uomo un Ares: vuol dire che in ciascuno esiste un’influenza di questi Archetipi proveniente dal retaggio culturale atavico, che tutt’oggi condiziona i modelli di comportamento.
Ci si può anche divertire a declinare l’Archetipo Spazio, poi, a diversi livelli: regionale, cittadino, finanche a livello di quartiere, e osservarne le dinamiche di influenza. La mappa che ne sorge è di sicuro interesse e diletto. Tuttavia, per amor di sintesi e necessità stretta, l’Archetipo che qui nella Carta si prende a riferimento è quello a livello di identità nazionale.
Archetipo Spazio e tratti somatici/culturali
Apriamo qui una piccola parentesi internazionale sugli Archetipi.
Va da sé che le descrizioni dei tratti somatici fatte per ciascun tipo che trovate qui sono di base caucasica: tratti asiatici, afroamericani, nativi americani o quant’altro hanno chiare peculiarità distintive proprie della loro terra. Il concetto di Archetipo Spazio, tuttavia, ci pone nell’ottica di analizzare proprio queste peculiarità e integrarle nell’osservazione del tipo appartenente a un’etnia differente. Prendiamo un Nativo Americano: riconosciamo nei tratti distintivi del tipo una chiara dominanza di tratti Gea. Questa dominanza deve essere per forza presa in considerazione nella primarietà dei tratti psicosomatici – quindi addirittura a livello di Princeps; su questi tratti, poi, si andrà a considerare l’innesto di modificazioni, che raccontano dell’influenza di altri Archetipi sul soggetto specifico in esame.
Nella sua sostanza dunque il nostro sistema archetipico è utilizzabile anche per l’analisi di persone appartenenti ad altri gruppi etnici, poiché l’Archetipo come immagine universale genera caratteristiche grossomodo affini nell’essere umano. Tuttavia c’è da tenere in considerazione che vi saranno certamente delle differenze, proprio in virtù del fatto che ciascun Archetipo si è sviluppato nei diversi popoli e culture con caratteristiche peculiari proprie. Nello studio comparato dei pantheon divini e sistemi di credenze diversi nel mondo notiamo le ovvie affinità: le Dee dell’amore hanno curve sinuose e avvenenti lunghi capelli, gli Dei messaggeri/trickster sono magri, affusolati e scattanti, gli Dei padri imponenti e massicci, quelli solari splendidi e luminosi. Le eccezioni sono marginali, la forma-sostanza archetipica è auto-esplicatoria. Ciò che cambierà sarà il dettaglio culturale legato alla figura divina di riferimento (per dirne una: Odino, Dio padre, si appese a testa in giù all’albero del mondo Yggdrasill per conseguire il dono della veggenza, e perse un occhio per ottenere la saggezza; rispetto al nostro Zeus – decisamente più interessato ai flirt con le giovin pulzelle – dimostra una dedizione al sacrificio e alla ricerca della sapienza più spiccate, che lo avvicinano ad Archetipi come Atena e Kronos ad esempio).
Quando si analizza un’etnia diversa dalla nostra è buona norma documentarsi sulla cultura di origine, e tenere quindi in considerazione le differenze psicofisiche conseguenti che possono intervenire nei tipi presi in esame a causa dell’appartenenza a un sistema socio-culturale e ambientale specifico.
L – l’Archetipo Loci
Laddove Spazio e Tempo sono macrocosmi la cui influenza è una tendenza generale, quasi un retrogusto nella nostra vita, l’Archetipo Loci – o Locale – è la manifestazione del microcosmo in cui siamo cresciuti e di cui ci siamo alimentati. Si tratta di un Archetipo che è al contempo spaziale e temporale, poiché è a tutti gli effetti una sfera di influenza esistente nello spazio-tempo con contorni piuttosto definiti. È sintetizzabile principalmente nell’influenza famigliare, pervenuta dai genitori e dal tipo di ambiente che si è respirato in casa, ma anche nell’influsso scolastico e della cerchia amicale delle frequentazioni, nonché nel tipo di quartiere in cui si è cresciuti. Si osserva la risultante delle forze in gioco, l’influsso che ha dominato la persona e che ha dato l’indirizzo alla sua crescita.
Ad esempio, un bambino cresciuto nella bottega artigiana del padre facilmente avrà un Archetipo Loci Efesto; una bambina con genitori insegnanti, o intellettuali, che ha frequentato scuole rinomate e rigide avrà respirato un Loci Atena; conversamente, una bambina ribellatasi alla famiglia che ha deciso di seguire la gang di teppistelli del quartiere potrebbe avere una Artemide, o una Persefone (a seconda se è una leader o ha seguito il carattere degli amici forti per omologarsi a loro), e così via.
Mutamenti negli Archetipi Esterni
Mentre i tre Archetipi autoctoni sono fondanti dell’individuo, e non mutano nel corso della sua vita, quelli esterni possono mutare in vista di cambiamenti radicali nello stile di vita o nell’ambiente.
Come già accennato precedentemente, l’Archetipo Tempo può variare al finire di un’era e con l’inizio di una nuova; generalmente le persone sono resilienti al cambiamento e trasportano il proprio Archetipo Tempo nella nuova epoca, tuttavia può capitare che alcuni si adeguino al nuovo influsso e modifichino la propria sintonia; si tratta di persone, come si suol dire, “al passo coi tempi”.
Similmente, un individuo nato in un paese ma trasferitosi in un altro, potrebbe presentare tratti misti, o cedere all’influenza del vecchio o del nuovo Archetipo Spazio; è un’analisi importante, che racconta molto dell’integrazione personale del soggetto e del suo rapporto con l’ambiente che abita.
Per l’Archetipo Loci avviene qualcosa di più particolare: si tratta dell’Archetipo con la più alta probabilità di mutare, specialmente con il tempo che passa e il cambiamento di stile di vita. Ci avviciniamo qui a un concetto più simile a quello degli Archetipi Eroici, Archetipi cioè contingenti, legati a momenti particolari della propria esistenza più che a un’essenza granitica e fondante. È più facile quindi in quest’ottica avere da bambini Archetipi Loci “giovani”, come Ermes e Kore; da teenager Archetipi come Artemide, Ares, Apollo, Dioniso; da maturi Era, Demetra, e Archetipi padri; da anziani Estia, Atena, Kronos. L’Archetipo Loci considera primariamente l’influenza assorbita nel momento della crescita e dello sviluppo, ma con il passare del tempo l’individuo può superare questa influenza in favore di Archetipi più “attuali”, interiorizzati con la routine, il tipo di ambienti frequentati, il tipo di lavoro svolto.
O – l’Archetipo Ombra
L’ultimo Archetipo, il volto oscuro della luna: l’Archetipo Ombra.
Nel viaggio attraverso la descrizione di ciascun Archetipo, sarà sicuramente capitato a molti di trovarne uno che proprio non corrisponde all’idea che abbiamo di noi stessi. “Questo proprio non sono io”, “che orrore questo tipo di persone!”. Fate attenzione a questo tipo di segnali, perché potrebbero portarvi alla scoperta del vostro ultimo Archetipo.
La scoperta dell’Ombra è un processo che può richiedere tempo. Non è scontato comprendere chi è che ci muove dal nostro inconscio, che volto abbia, come si manifesti. Gli Archetipi più placidi, posizionati nella tenebra possono avere gli effetti più distruttivi.
L’Ombra è una parte di noi che abbiamo negato, relegato nel dimenticatoio, ed è perciò dalla porta dell’inconscio che essa esercita la propria influenza sulla nostra vita. Maschile o femminile, non importa, lei può essere chiunque. I primi passi per identificarla sono osservare le caratteristiche umane che ci repellono o ci spaventano, o scatenano la nostra ira funesta, i volti, le incarnazioni, i comportamenti che per qualsiasi ragione non ci permettiamo assolutamente di vivere. La strada verso l’Archetipo Ombra punta in quella direzione.
A tal riguardo, si può fare un interessante “gioco” sulla propria evoluzione. Trovati gli altri sei Archetipi della Carta, si pone al centro un Archetipo indagato, sospettato di essere l’Ombra; ci si osserva vivere, si osservano le proprie reazioni a momenti di panico o difficili, le risposte che diamo ad altre persone molto diverse da noi, la nausea verso ambienti che mal tolleriamo: se gli indizi combaciano con l’Archetipo selezionato, probabilmente lo abbiamo individuato. Altrimenti, se gli indizi puntano verso altri, si sposta l’attenzione su di loro, uno alla volta, finché il quadro non combacia.
Provando a osservare e includere questo Archetipo nella nostra vita, osservandolo e assumendone le caratteristiche, si ottengono reazioni forti – “esplosive” alle volte. Nell’Archetipo Ombra si può annidare un genitore, un evento traumatico che ci ha segnato, un sogno scartato, finanche la paura del nostro vero potenziale; certamente è un’essenza assai prossima alla nostra ferita primaria. Far pace con esso non è facile, ma la stessa individuazione del suo volto e la consapevolezza che fa profondamente parte di noi è una scoperta che ci cambia e ci porta su un nuovo piano, dove possiamo decidere coscientemente di lavorare per migliorarci ed evolverci. In fondo, l’ombra non è altro che la vera alleata capace di far risaltare la nostra luce.
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